80 anni fa l'incidente aereo dei "picchiatelli" su Avi
23 aprile 2021 Evento passato
Si chiamavano Mario Foglia, Gianluigi Cristiani, Franco Damasio e Cesare Briganti i giovani militari che persero la vita 80 anni fa, nel giorno della Festa di San Giorgio, per un incidente avvenuto nei cieli sopra ad Avi, a bordo dei loro velivoli Stuka. Era il 23 aprile 1941.
Avi oggi è un paese fantasma, abbandonato dai primi anni '50, ma tuttora una delle mete più suggestive per tanti camminatori che scelgono di scoprire le montagne e i boschi del nostro territorio. Non lontano dai ruderi delle case, resta ancora il cippo che ricorda l'evento, mentre è ancora possibile ritrovare nelle memorie dei nostri anziani - allora bambini - qualche traccia di quel giorno, quando usciti dalla messa del giorno di festa, videro il vasto incendio provocato dai due aerei precipitati.
Per ricordare questo avvenimento che fa parte della nostra storia, nel suo ottantesimo anniversario, condividiamo qui il racconto che ne ha fatto per Panorama di Novi il giornalista Maurizio Iappini (che ringraziamo!), rifacendosi in parte ad un articolo comparso nel 2015 sulla Rivista Aeronautica a firma di Roberto Chiarvetto e Michele Soffiantini (quest'ultimo condusse le ricerche e si occupò in prima persona delle interviste ai testimoni).
"Due aerei caduti ad Avi di Roccaforte, un lungo oblio interrotto solo dai racconti di chi quell’evento lo visse in diretta e una ricerca sul luogo avvenuta pochi anni fa.
Della storia, Roberto Chiarvetto e Michele Soffiantini hanno ricostruito ogni dettaglio su una rivista specializzata (Rivista Aeronautica) nel 2015 attraverso una ricerca sul luogo del disastro dove ancora oggi rimane una croce in memoria dei due avieri caduti. Per quel borgo all’epoca abitato e poi abbandonato nel secondo dopoguerra quello schianto fu evento epocale.
Della storia, Roberto Chiarvetto e Michele Soffiantini hanno ricostruito ogni dettaglio su una rivista specializzata (Rivista Aeronautica) nel 2015 attraverso una ricerca sul luogo del disastro dove ancora oggi rimane una croce in memoria dei due avieri caduti. Per quel borgo all’epoca abitato e poi abbandonato nel secondo dopoguerra quello schianto fu evento epocale.
Lo stormo di 3 aerei era partito da Lonate Pozzolo diretto in Cirenaica, regione della Libia per rinforzare l’aeronautica italiana impegnata su quel fronte del conflitto. Gli avieri erano alla guida di aerei noti, degli Stuka di fabbricazione tedesca chiamati in gergo “Picchiatelli”.
Il meteo di quel 23 aprile 1941 non segnalava formazioni nuvolose consistenti ma è facile immaginare che sulle creste dell’Appennino Ligure piemontese invece si siano formate nuvole così dense da far disporre il rientro alla base del gruppo di aerei che all’epoca viaggiavano quasi a vista seguendo rotte che lambivano la costa. Infatti quegli aerei sarebbero dovuti arrivare a Roma per poi ripartire in direzione nord Africa. Nella zona della val Borbera però la decisione del capo stormo fu di rientrare e in quei momenti si consumò la tragedia: due aerei probabilmente si toccarono in volo e fu una strage.
Uno andò a sbattere poco sotto la croce degli Alpini che sovrasta quella zona, prese fuoco e fu visto a centinaia di metri di distanza. L’altro aereo invece secondo testimoni oculari dell’epoca quasi atterrò in pochi metri di piano prima di perdere il controllo e cedere definitivamente. I piloti dei due velivoli persero la vita. Erano due sottotenenti considerati promettenti nel mondo militare, uno di Piacenza l’altro di Voghera dove i loro resti riposano nelle loro città natali.
Fu un incidente che nel mondo militare non passò sotto silenzio perché in pochi giorni i vertici militari e politici del regno d’Italia ebbero una dettagliata ricostruzione di quello che fu definito un incidente fatale ma privo di responsabilità umane da parte del capo stormo che non fu punito. Perdere due velivoli fu un problema per l’aviazione italiana che volle andare a fondo per capire le cause. Di quell’episodio però se ne parlò pochissimo o nulla sulla stampa anche perché in piena guerra il regime non era intenzionato a informare la popolazione delle disgrazie e degli incidenti di volo.
Chi non se lo dimenticò fu la popolazione del luogo dove la storia di quella tragica vicenda fu tramandata di generazione in generazione al punto che quando Soffiantini e Chiarvetto vennero ad Avi di Roccaforte nel 2015 ebbe la fortuna di incontrare una signora che quei momenti li visse da bambina e che stava passeggiando nelle adiacenza dell’impatto. Fu lei, anonima fonte orale, a spiegare all’estensore dell’articolo che le carcasse o quel che rimaneva degli aerei vennero riciclate in svariati modi dai contadini locali che apposero un cippo in memoria dei caduti non sul luogo dell’evento ma poche centinaia di metri più in là dove quel cippo non interferiva con i lavori agricoli di una popolazione che poi abbandonò quei campi.
Una storia che rischiava di essere quasi dimenticata con il tempo ma che invece è stata ricostruita perché faccia parte della memoria collettiva di un luogo divenuto ghost town". (Maurizio Iappini)
Costo
Gratuito
Allegati
- I "Picchiatelli" di Avi (Rivista Aeronautica 2/2015)[.pdf 2,48 Mb - 22/04/2021]
Mappa
Indirizzo: AVI - Rovine, SP145, 15060 Rocchetta Ligure AL
Coordinate: 44°41'58,1''N 9°1'51,2''E
Indicazioni stradali (Apre il link in una nuova scheda)
Contatti
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roccaforteligure@gmail.com |
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Telefono |
0143.94162 |